Piccolo grande uomo (Little Big Man)

Titolo: Piccolo grande uomo

Titolo originale: Little Big Man

Regista: Arthur Penn

Principali attori: D. Hoffmann, F. Dunaway, Chief Dan George, M. Balsam

Anno: 1970

Paese: USA

Piccolo grande uomo

Piccolo grande uomo

They’re strange, my son. Strange: così Cotenna di Bisonte (Chief Dan George, che vedete nell’immagine qui a sinistra), padre adottivo di Jack Crabb (Hoffman), definisce gli uomini bianchi, quegli uomini bianchi che sono come formiche, ne arrivano sempre più, per cui anche vincere una battaglia oggi presso Little Bighorn non è nulla più di un’illusione. Strani: così trova voce anche l’incapacità di quelli che normalmente definiamo come “indiani d’America” (ma quanto pesa ancora quell’errore di Colombo?) – ma loro, in questo film, si identificano come human beings – a comprendere i visi pallidi e il loro universo, altrettanto pallido ai loro occhi.

Piccolo grande uomo

Piccolo grande uomo

Piccolo grande uomo è probabilmente il migliore e più amato film americano “dalla parte degli indiani”. Merito anche delle ottime interpretazioni degli attori, a partire da quella del piccolo grande Dustin Hoffman, di una bella fotografia, un utilizzo coinvolgente del track musicale e un ritmo vorticoso che non consente un attimo di respiro.

Piccolo grande uomo

Piccolo grande uomo

Finalmente un film che guarda al vecchio West in maniera realistica, dopo decenni di cinema zeppo di indiani cattivi che assaltano diligenze, pulzelle immacolate ostaggio dei crudelissimi selvaggi e la carica liberatoria dei nostri quando già i sanguinari musi rossi si leccano i baffi, pregustando una copiosa raccolta di scalpi freschi? Niente di più falso, e vi dirò perché.

Piccolo grande uomo

Piccolo grande uomo

Piccolo grande uomo riprende il mito del West e ne fa una caricatura. E coglie nel segno, mantenendosi costantemente su questo registro. Non so voi, ma io ogni volta che lo guardo trascorro i 139 minuti del film a sganasciarmi dalle risate. Impossibile trattenersi davanti a scene come il battesimo (con rischio di affogamento), il forsennato assalto alla diligenza e il primo incontro con Wild Bill Hickok. La comicità si intreccia alla satira e alla rivisitazione dell’epopea, plasmando icasticamente una serie di figure e scene da romanzo barocco. Il piccolo Crabb viene allevato dagli indiani dopo che i genitori sono stati massacrati, vive una fase religiosa presso la dimora di un predicatore (la cui moglie, interpretata da Faye Dunaway, incontrerà più tardi in un bordello), si concede al commercio ambulante (fregando la gente), diviene pistolero, commerciante (rispettabile, questa volta, cioè fregato dagli altri), ubriacone e trapper, assiste a un assalto alla diligenza, al massacro del fiume Washita e alla battaglia di Little Bighorn, ha cinque mogli (di cui una svedese isterica e quattro sorelle indiane, queste ultime tutte in una volta, il che lo costringe a turni notturni massacranti per contentarle tutte), conosce Wild Bill Hickok e George Armstrong Custer. Gli manca giusto Buffalo Bill, Butch Cassidy, la sfida all’O.K. Corral e la Guerra di Secessione. Neanche a Tex Willer oseremmo chiedere di più.

Piccolo grande uomo

Piccolo grande uomo

Ma Piccolo grande uomo riesce anche a fare riflettere. La scena dell’assalto del VII° di Custer all’accampamento indiano presso il fiume Washita, accompagnata dalla marcetta del reggimento (Garryowen, il medesimo, celebre inno dei Seicento di Balaklava), non vale molto meno della cavalcata delle Valchirie di Apocalypse Now. Quella terra era stata promessa agli indiani “fino a quando l’erba crescerà, il vento soffierà e il cielo sarà azzurro”. But sometimes grass don’t grow, wind don’t blow and the sky ain’t blue.

1)       Interesse dell’argomento trattato: soggetto 7
2)       Originalità 8
3)       Profondità d’analisi della storia narrata e chiarezza 7
4)       Sceneggiatura 7
5)       Ritmo, equilibrio costruttivo, iteratività 8
6)       Montaggio e regia 6
7)       Fotografia 8
8)       Colonna sonora e effetti 7
9)       Attori: interpretazione 8
10)   Grado di apprezzamento collettivo 7
11)   Forza di coinvolgimento 7
12)   Capacità di suscitare emozioni e/o riflessioni 7
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