La corazzata Potëmkin (Bronenosec Potëmkin)

Titolo: La corazzata Potëmkin

Titolo originale: Bronenosec Potëmkin

Regista: Sergeij M. Eizensteijn

Durata: 75 min.

Anno: 1925

Paese: URSS

La corazzata Potemkin

La corazzata Potemkin

Soffia il vento della novità sul Mar Nero. Nella Corazzata Potëmkin, per decenni celebrato come summa del cinema “alto” e tutt’oggi di eccezionale potenza e attualità (checché ne abbia detto un ragioniere milanese di universale conoscenza, vedi post scriptum), tutto è straordinariamente originale. Eizensteijn, uno dei più brillanti geni del Novecento insieme a Wittgenstein, Kafka, Gödel, Einstein e qualche altro, applicò nel suo capolavoro la propria ricerca teorica, già messa alla prova qualche mese prima in Sciopero! (1925). La corazzata Potëmkin è un film in cui il montaggio è totale, nel senso che avvolge ogni altro aspetto che concorre alla creazione dell’opera e si propone come forza poietica a tutto tondo (a questo proposito rimando alla recensione del film di Pudovkin La madre). La scena forse più celebre della storia del cinema, quella della scalinata di Odessa, citata e imitata a non finire (in Brazil con un aspirapolvere [Gilliam, 1985], in C’eravamo tanto amati con un carretto [Scola, 1974] ecc.), è di ciò ottimo esempio.

La corazzata Potemkin

La corazzata Potemkin

Il film prende spunto da fatti accaduti nel 1905, nell’ambito di quella “rivoluzione” a lungo letta dal potere sovietico come primizia di quella bolscevica, ed è suddiviso in cinque parti: Uomini e vermi (i marinai della corazzata si rifiutano di mangiare la carne putrefatta), Il dramma nella baia di Tendra (la rivolta dell’equipaggio e la morte di Vakulinčuk), Il morto invoca vendetta (le esequie, che si trasformano in comizio e poi in aperta protesta che unisce marinai e abitanti di Odessa), La scalinata di Odessa (la repressione dei cosacchi) e L’incontro con la flotta zarista (da parte della Potëmkin che ha ripreso il largo).

La corazzata Potemkin

La corazzata Potemkin

Il ritmo è eccezionalmente rapido (vi assicuro che i cineforum aziendali coatti di Fantozzi sono quanto mai fuorvianti), ancora e sempre grazie a un montaggio geniale, che non solo fa a meno di una autentica sceneggiatura ma, attraverso la collisione delle inquadrature, la crea. La corazzata Potëmkin è certamente la punta di diamante, per quanto concerne il cinema, delle avanguardie artistiche.

La corazzata Potemkin

La corazzata Potemkin

Nessun personaggio del film è connotato psicologicamente come individuo: protagonista è il collettivo (i marinai, gli ufficiali, i cosacchi, il popolo di Odessa), e a noi spettatori non è data la possibilità di cercare identificazione in alcuna delle figure che vediamo sulla scena (anche nell’urlo della donna colpita all’occhio sulla scalinata il soggetto è il dolore, non la donna, che non conosciamo e non vedremo più in seguito – e il dolore è un soggetto quanto mai collettivo). La radicalità di Eizensteijn conduce alla scomparsa dei soggetti privati: non c’è posto per le robinsonate, direbbe Marx, e allora si spalancano le porte al trionfo dell’hegelismo, che è come affermare che non esistono volti individuali ma solo realtà strutturali in senso marxiano. Con questo si rimanda a una precisa impostazione ideologica, è vero, che però precede l’impostazione politica stricto sensu, e sarebbe perciò sbagliato confinarla nell’Unione Sovietica degli anni venti. Il Massenmensch è protagonista in molti film contemporanei, siano essi sovietici, tedeschi (e.g. Metropolis – Lang, 1927) o statunitensi (e.g. La folla – Vidor, 1928), anche se nei lavori di Eizensteijn, che influenzarono queste opere e infinite altre in seguito, tutto è particolarmente radicale. In questo senso La corazzata Potëmkin è l’esatto opposto del Settimo sigillo (Bergman, 1957). Laddove nel primo tutto è collettivo, nel secondo non vediamo altro che l’individuo isolato con le proprie domande senza risposta: due pellicole artisticamente pregevoli che sono anche proiezioni sul grande schermo delle correnti filosofiche più influenti in Europa nel xx secolo, il marxismo e l’esistenzialismo.

La corazzata Potemkin

La corazzata Potemkin

PS: E allora, ragionier Fantozzi? Beh, l’improvvido e sfortunato Ugo ovviamente l’ha sparata grossa, però probabilmente più contro un certo modo
intellettual(oid)e di distinguere tra cultura d’élite (di cui La corazzata Potëmkin è stato a lungo vessillo) e oppio per la massa. Contraddizione tipica degli anni settanta, se vogliamo, visto che quell’élite non era fatta di landowners borbonici, ma dei protagonisti del Sessantotto e dei loro genitori. Oggi invece (quasi) tutta la cultura è “bassa”, quindi siamo tutti più felici. Grazie, televisione.

 
1)       Interesse dell’argomento trattato: soggetto 9
2)       Originalità 10
3)       Profondità d’analisi della storia narrata e chiarezza 7
4)       Sceneggiatura 8
5)       Ritmo, equilibrio costruttivo, iteratività 10
6)       Montaggio e regia 10
7)       Fotografia 9
8)       Colonna sonora e effetti /
9)       Attori: interpretazione 7
10)   Grado di apprezzamento collettivo 10
11)   Forza di coinvolgimento 8
12)   Capacità di suscitare emozioni e/o riflessioni 9
 

La pagina di La corazzata Potëmkin  su IMDb è disponibile al link http://www.imdb.com/title/tt0015648/combined

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